Mastoplastica additiva (chirurgia di aumento del seno)

L’aumento di volume del seno si può ottenere agevolmente ricorrendo alle protesi mammarie. In Europa è data la preferenza alle protesi contenenti gel di silicone, che oltre ad avere caratteristiche da renderle pienamente compatibili con il tessuto mammario, offrono una garanzia di stabilità e di durata nel tempo.

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Che tipo di materiale viene utilizzato per le protesi?

A seconda della casa produttrice, le protesi presentano un rivestimento costituito da un involucro in silicone testurizzato o liscio. La preferenza viene data al rivestimento testurizzato, costituito cioè da una superficie irregolare come se fosse rivestita da granelli di sabbia, proprio per la migliore accettabilità da parte del tessuto mammario ricevente la protesi.

La stessa consistenza del silicone utilizzato varia a seconda del modello di protesi utilizzata e della casa produttrice. Il silicone compatto ha come vantaggio quello di offrire una forma estetica più stabile, ma è più duro alla palpazione, mentre il silicone morbido può creare difficoltà nel caso di scarso rivestimento della protesi da tessuto mammario, poiché favorisce la comparsa di pieghe visibili durante certi movimenti del torace.

Il consiglio del chirurgo estetico, in questi casi, deve offrire alle pazienti le migliori opzioni disponibili a seconda delle specifiche esigenze.

La forma del seno ottenibile utilizzando protesi mammarie dipende, oltre che dalla forma iniziale della mammella, anche dal tipo di protesi utilizzata. Esistono protesi ad alto, medio e basso profilo che offrono differenze di proiezioni del seno, così come protesi tonde, a forma di goccia o anatomiche che sono in grado di rappresentarne al meglio il disegno naturale. La proposta e la scelta di una forma rispetto ad un’altra o di una proiezione specifica devono essere il risultato di un esauriente colloquio chiarificatore fra chirurgo e paziente.

Dove vengono inserite le protesi?

Le protesi mammarie vengono generalmente inserite nell’area sottofasciale o sottomuscolare.

Nel primo caso la protesi si trova sopra il muscolo grande pettorale e sotto la fascia dello stesso muscolo. Questa tecnica viene utilizzata quando è presente tessuto mammario ghiandolare a sufficienza da coprire la protesi mammaria. La fascia muscolare è in grado di offrire, specialmente nella regione superiore, un rivestimento della protesi tale da garantire un risultato naturale.

Nel caso in cui invece il tessuto mammario presente sia scarso o si desideri evitare il rischio di visibilità della protesi mammaria, la tecnica consigliabile è quella sottomuscolare, che sfrutta il grande pettorale come ulteriore strato di tessuto utile a coprire la protesi mammaria.

La via di accesso utilizzata più frequentemente è quella che passa attraverso l’areola, che consente una cicatrizzazione piuttosto rapida. Nel caso di un’areola molto piccola (per poter inserire una protesi sono necessari almeno 4 cm di lunghezza), si effettua un’incisione della cute posta nel solco mammario, in modo che la cicatrice risulti poco evidente perché coperta dal nuovo seno.

Rischi e complicanze della mastoplastica additiva

Le complicazioni della chirurgia di aumento del seno sono modeste: un eventuale sanguinamento postoperatorio o un ematoma possono essere trattati agevolmente senza compromettere il successo dell’intervento.

La temuta infezione della tasca dove è stata collocata la protesi rappresenta il rischio più serio, perché obbliga il chirurgo a rimuovere la protesi per poi ricollocarla a distanza di alcuni mesi. Si tratta comunque di un’evenienza davvero rara.

La complicanza più nota è la contrattura capsulare, che si presenta però in una percentuale piuttosto bassa dei casi e che si manifesta con un indurimento dell’intera mammella dato da una reazione anomala ed eccessiva del tessuto mammario intorno alla protesi. La soluzione è la rimozione della protesi e la ricollocazione, magari in un piano differente, al fine da ridurre l’incidenza di recidiva del problema.

Un effetto che può manifestarsi nelle persone particolarmente magre è quello detto delle “onde” o del “rippling”, in cui la superficie delle protesi mammarie prevale sulla copertura della cute e del muscolo, e che appare evidente in alcune posizioni del torace. La soluzione è quella di aumentare la superficie di dette aree con acido ialuronico o con tessuto adiposo mediante il lipofilling.

Qual è la durata delle protesi mammarie?

La durata delle protesi si aggira sui 15-18 anni. Dopo tale intervallo di tempo si prospetta l’inserimento di nuove protesi. Le protesi non sono causa di malattia e non favoriscono tumori al seno, né la loro presenza altera un’indagine mammografica o ecografica, quando queste sono eseguite con la professionalità richiesta.